Marco Maria Gazzano
Leonardo, uomo del Rinascimento e creativo tecnologico
La Lecture intende esplorare la prospettiva artistica e tecnologica indicata da Leonardo da Vinci cinquecento anni fa come lievito ed eredità – esplicitamente dichiarata – per gli artisti contemporanei: e in particolare per quelli impegnati nella transdisciplinariertà e nelle ricerche intermediali. Leonardo, come Maestro, è, in effetti, nel XX e XXI secolo, riconosciuto come matrice concettuale dai più importanti “artisti-ingegneri”. In particolare Leonardo da Vinci va considerato, cinquecento anni orsono, come il primo artista – precursore del Moderno – a ipotizzare non solo l’intersezione, l’intreccio, il confronto nel paragone delle arti, ma anche nel gioco delle arti e fra le arti come effettiva modalità di composizione creativa. Da qui il suo interesse per la Musica e la Poesia – quindi per l’Energia – quali figurazione delle cose invisibili, dunque immagine svelata della vita stessa.
Nella parte più sorprendente del suo Trattato, Libro di Pittura (1540), troviamo la celebre prima parte manoscritta significativamente intitolata Paragone delle arti.
Di la dal contesto polemico (Leonardo vi difendeva il primato della Pittura, vi si può leggere quello stesso “principio di traducibilità” (oggi lo chiamiamo “transmedialità”) che il filosofo italiano Antonio Gramsci, negli anni Trenta del Novecento, auspicava nell’incontro – e dirittura nell’ intreccio – tra spazi e linguaggi espressivi diversi: Pittura, Poesia, Musica. Altrettante “figurazione di cose invisibili”: così come alcune delle intuizioni di Leonardo, consegnate ai suoi scritti e ai suoi disegni, si collegano oggi in modo impressionante alle forme di comunicazione che il Cinema ha introdotto nella cultura globale contemporanea: farai le figure in tale atto il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile, annota il Maestro.
Significativo, per questo, il distico leonardiano del Paragone delle arti:
Pittura poesia muta / Poesia pittura cieca/ Musica figurazione delle cose invisibili/ Invisibile e sanza corpo/ pseudonimo della vita.
Leonardo da Vinci, uomo del Rinascimento nel senso indicato dalla filosofa ungherese Agnes Heller, “homo faber”, soggetto capace di prendere in mano il suo destino senza rivolgersi ad alcun aldilà, capace di intersecare nella sua praxis quotidiana arte e tecnica, artigianato ed economia. Per questo Leonardo, è oggi considerabile non solo un Maestro del passato, ma un anticipatore dell’era digitale: e come tutti i precursori, non del tutto in sintonia con il suo stesso tempo.
Analizzando alcune opere e testi di artisti nordamericani ed europei oggi considerati a loro volta Maestri delle arti elettroniche – Nam June Paik, Bill Viola, Steina e Woody Vasulka, Robert Cahen, George Maciunas, Adriana Amodei, Giancarlo Schiaffini, Silvia Schiavoni, tra gli altri – si ripercorre, in questa lecture (attraverso le pagine e i disegni del Libro di Pittura leonardiano, nella versione filologicamente ristabilita dallo storico dell’arte Carlo Pedretti negli anni Dieci del Duemila) il percorso che, nel contemporaneo, muove dal Cinema verso la Poesia sonora e la Videoarte: attraverso le immagini e i suoni della natura, l’energia della luce, il fluire delle acque, i volti e i corpi degli uomini e delle donne restituiti all’umano da Leonardo; e ripensati nel loro “oltre” dagli artisti multimediali di oggi.
Marco Maria Gazzano
Festival Internacional de la Imagen, Manizales, giugno 2019
Il grande Leonardo rimase un bambino per più di un aspetto per tutta la vita; si dice che inevitabilmente tutti i grandi uomini conservano qualcosa di infantile. Anche da adulto egli continuò a giocare e questa era un’altra ragione per cui egli appariva spesso misterioso e incomprensibile ai suoi contemporanei.
Sigmund Freud
Un ricordo di infanzia di Leonardo da Vinci, 1910
I più tardi studi scientifici di Leonardo in Francia fanno spesso riferimento a cavalli poderosi nell’aspetto, contorti in complicati serpeggiamenti e con attitudini paradossalmente feline, già di per sé impossibili così che, una volta deformati in un’immagine anamorfica, di certo nessuno avrebbe mai saputo dire cosa fossero. Fu quello dunque l’ultimo gioco col quale Leonardo intese aggiungere una nuova dimensione alla percezione umana. E il cavallo, come simbolo, si trasforma in un concetto di energia che trascorre a spire come il vento o l’acqua: anche questi “vortici” leonardiani.
Carlo Pedretti
Università degli studi Roma Tre, ottobre 2009